#rimaniamouniti: le misure contro il coronavirus in Rwanda

L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo non ha confini né nazionalità. Anche in Rwanda, dopo il conclamarsi dei primi casi di positività al coronavirus all’interno dei confini nazionali, seppur per ora in numeri ridotti, le scuole di ogni ordine e grado sono state chiuse e gli studenti degli istituti secondari ad internato che accolgono gli iscritti anche per la notte sono rientrati alle proprie abitazioni. Dalla mezzanotte di sabato 24 marzo sono entrate in vigore, per un iniziale periodo di due settimane, misure di contenimento simili a quelle adottate in Italia per prevenire la diffusione del contagio.

I confini sono chiusi, ad eccezione della circolazione di beni essenziali e del rientro dei cittadini rwandesi, tutte le attività non legate a necessità primarie sono interrotte e gli spostamenti tra le città e i distretti, così come al di fuori della proprie abitazioni, se non essenziali, non sono consentiti.

 

Le scuole Variopinte, il centro di Mugombwa e il centro Nyampinga

 

Anche le 12 scuole materne supportate dai Variopinti, in collaborazione con le autorità civili e religiose locali, quindi, così come la primaria e la secondaria Regina Pacis, hanno sospeso l’attività didattica e i bambini e i ragazzi disabili del centro di Mugombwa, così come indicato dalle autorità, sono stati in breve tempo riaccompagnati nelle proprie case, lasciandosi alle spalle la porta, almeno momentaneamente, di  quella che è ormai diventata una seconda famiglia.

Il centro per bambine e ragazze sole ed abbandonate di Nyampinga rimane ad oggi operativo, ma con forti limitazioni alla mobilità e tutte le restrizioni e le comprensibili difficoltà del caso.

#rimaniamouniti