Di ritorno dal Rwanda, dopo più di un anno e mezzo

Dal febbraio dello 2020, poco prima del dilagare della pandemia, nessuno dei volontari di Variopinto è più riuscito dall’Italia a tornare in Rwanda a causa delle limitazioni per il contenimento della pandemia di Covid-19. Finalmente ad ottobre 2021 Erminia è riuscita a viaggiare fino al paese delle Mille Colline. Condividiamo qui le sue parole al ritorno:

Dopo più di un anno e mezzo sono ritornata in Rwanda…in questi più di vent’anni di cammino con Variopinto in terra rwandese, mai mi (ci) era capitato di rimanere così a lungo distanti dalle persone con le quali condividiamo da tempo percorsi e progetti, ma soprattutto relazioni di reciproca fiducia e amicizia che la lontananza generata dalla pandemia non ha spento, ma anzi rafforzato.

E se la tecnologia, tra videochiamate ed e-mail ci ha supportato e permesso di continuare ad immaginare insieme le modalità per affrontare le nuove sfide che il COVID ha recato con sé, il rivedersi ha rappresentato la certezza che i legami, quelli veri, non vengono meno. E così ogni riunione, equipe o visita si sono trasformati in un incontro in cui il racconto delle difficoltà e dell’impotenza si è mescolato alla speranza e alla gioia che nascono dalla certezza del non sentirsi soli.

In Diocesi di Butare e nel Settore di Tumba, si continua infatti a fronteggiare la grave crisi economica causata dalla pandemia che ha segnato e continua a segnare la quotidianità di chi è già duramente provato dalla fatica del vivere, molto e più della malattia stessa che l’ha generata. I tanti lockdown, con il divieto di spostarsi da una collina all’altra, di raggiungere i mercati nei villaggi o in città, di utilizzare moto e bicitaxi, la chiusura delle scuole, la mancanza dei turisti e dei lavoratori che giungono dall’estero… hanno inciso fortemente nella vita di tante persone che “vivono alla giornata” e che sperano ogni giorno, anche macinando kilometri, di poter garantire a sé e ai propri cari almeno un semplice pasto al giorno. E in un’economia spesso ancora di tipo informale, basata per lo più su un’agricoltura di sussistenza, lo stop and go per cercare di arginare la pandemia, sta significando per tanti, troppi, l’impossibilità di provvedere ai bisogni primari, già di per sé ridotti al minimo. E così, tra prezzi saliti alle stelle, mancanza di lavoro, vaccini che non arrivano, ancora una volta e come sempre, sono i più poveri a pagare il conto della grave crisi che ha colpito il mondo intero, perché i meccanismi perversi del nostro sistema economico continuano, nonostante i tanti buoni propositi, ad ampliare le disuguaglianze e a considerare molte persone in ogni parte del mondo, dei numeri da citare nelle statistiche. È infatti solo la volontà di “dare un volto e un nome” che non può esimerci dalla responsabilità di provare a condividere un tratto di cammino, in un gioco di sguardi che non lascia mai indifferenti.

 

E allora parlare di Rwanda e della mia esperienza con Variopinto in quella terra, significa per me ripensare alle tante persone che ho incontrato, per le strade, nei villaggi sulle colline, al mercato o nel quartiere dove abitiamo, alla Messa presso la sala polivalente o nei negozietti vicino a casa, quelle che conosco da tempo o quelle sconosciute. Significa ripensare a quelle che in Diocesi o presso il Settore di Tumba sono al servizio della comunità e del territorio, perché sindaci o sacerdoti, direttori di gruppi scolastici o responsabili di Centri di accoglienza per bambini/e, direttrici didattiche o suore, assistenti sociali o…con i quali abbiamo condiviso le tante necessità da affrontare, i prossimi obiettivi da raggiungere, i lavori da portare avanti, ma soprattutto la rinnovata volontà di continuare insieme la strada iniziata ormai più di venticinque anni fa. E allora anche le cose da fare o che facciamo, i progetti da realizzare o che stiamo portando avanti da tempo assumono un senso, insieme alle fatiche e ai tanti pensieri che derivano dalla paura di “non farcela” a mantenere gli impegni assunti per assicurare la continuità dei percorsi, ognuno con uno specifico compito. Perché il nostro “esserci”, territorio e Variopinto insieme, rappresenta una concreta possibilità di futuro per tanti, attraverso le scuole, i centri per disabili o per le bambine/ragazze sole, le piccole cooperative degli artigiani, i progetti di microcredito, i kit alimentari…

Non è molto, ma forse è quel che serve per provare “ad organizzare la speranza” come ci ha suggerito Papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale dei Poveri. Forse, in questa nostra società, il bene più prezioso…

Erminia

 

Una strada in Rwanda